mercoledì 30 settembre 2015

Pena di morte per Kelly

Questa notte, precisamente all'una (ora italiana), in America è stata effettuata l'ennesima pena capitale inflitta ad una donna di 47 anni (Kelly Renee Gissendaner) accusata dell'omicidio del marito avvenuto nel '97, nello Stato della Georgia. 
Il Papa, durante la sua trasferta negli States, oltre ai propri impegni istituzionali - con messe, discorsi con Obama e alle Nazioni Unite - si è pronunciato anche su questa vicenda, invocando la misericordia e accorandosi ai figli della donna per una cancellazione dell'esecuzione

Si tratta della prima donna giustiziata dal 1945, e in questa stessa settimana altre due esecuzioni sono in programma (a uomini). 

C'è da dire che la corte Americana sicuramente non avrebbe potuto fare molto di diverso da ciò che ha fatto (far proseguire l'iniezione letale), concederle una grazia avrebbe significato farlo anche agli altri, e sarebbe stato indubbiamente un segno di debolezza della Nazione nonché un'ingiustizia per tutti i "giustiziati" precedenti. Per non parlare poi dei titoli dei giornali: "Ingerenza Vaticano". Mi metto nei loro panni. 

Questo tema, caldo e pesante, ancora divide l'opinione pubblica e non può che essere altrimenti. D'altronde, la giustizia di per sé è un concetto di umana fattura: se si guarda la natura, dove ogni essere sopravvive uccidendo e mangiando il più debole, capiamo subito che non vi è nulla che rientri nei parametri del giusto. Ma non serve avere uno sguardo così ampio, basta pensare ai crimini che avvengono intorno a noi (o che abbiamo subìto) per accorgerci che la vita non garantisce quel fairplay di romantica invenzione che vorremmo. 

E tu cosa ne pensi della pena di morte?



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