mercoledì 2 marzo 2016

A Ruota Libera


L’internauta medio sguazza nel fango della  polemica, e lo sappiamo tutti. 
Si rallegra dell’inutile litigio, e goffamente imbastisce  i discorsi sentiti il giorno prima alla tv dall’opinionista di turno, piroettando attorno a quei 2-3 concetti che gli sono rimasti nella testa, come un ippopotamo che rotola nella terra argillosa, ma con l’essenziale differenza che quest’ultimo, però, alla fine compie davvero qualcosa che di per sé è utile.

Ma questo tipo di internauta, non lo capisce, non lo capisce che così spreca il suo tempo, non capisce che non crea un pensiero proprio. E per farlo dovrebbe pensare, non solo credere di pensare –il ché è difficile: chi ripete un concetto già sentito, nel farlo, pensa di pensar qualcosa.

Questo perché la mente umana è labile, plastica, malleabile, e talvolta codesto è un bene, talvolta è un male. E' male quando è soggetta al brainwash della televisione o dei giornali o dei politici (ma la lista è più lunga). 

Ma cosa fare allora? 
Saranno allora tutti condannati, fino al resto della propria esistenza, a presenziare in questo limbo della sudditanza? 
L'argomento era già stato trattato tempo fa su questo stesso blog, seppur in altri termini, e anche in altra discussione (forse su un forum) di cui non ricordo l'indirizzo; ad ogni modo la risposta della maggioranza degli utenti era decisamente pessimista a riguardo. 
Ma io sono d'altro avviso. 

Penso che la colpa sia della società desensibilizzante che abbiamo costruito (seppur in buona fede, voglio credere) ma ho la consapevolezza che questa non è una realtà immutabile. La società sarà sempre il calco delle nostre azioni, e se continuiamo a farci i cazzi nostri e pensare che i problemi li debbano risolvere gli altri, allora avremo anche persone che penseranno al posto nostro (facendoci credere di pensare, appunto). 

Sempre troppo impegnati dal nostro "fare" -carriera, studio, cazzeggio- senza capire che la vita sfugge e si svuota di significato. 
Il piacere dei vizi è gratificante nel momento, ma conduce inevitabilmente alla depressione di chi ha smarritto la bussola dell'orientamento. 
Basterebbe aprire gli occhi e porsi due domandine:
  • che posso fare per migliorare la mia vita?
  • che posso fare per migliorare quella degli altri?
Sono quesiti che provo a pormi di tanto in tanto, e cerco risposte. Ve li porgo con piacere anche a voi questi interrogativi. 
Soprattutto agli internauiti medi.

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